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Chi vende il proprio immobile e allo stesso tempo ne acquista uno nuovo può, in alcuni casi, conservare l’ipoteca – anche se a tasso fisso – e trasferirla sulla nuova proprietà. Decisiva a tal fine è soprattutto la valutazione del nuovo immobile da parte dell’istituto di credito. Se invece non viene acquistato nulla di sostitutivo, vi è la possibilità che sia l’acquirente a rilevare l’ipoteca. Questa opzione ha il vantaggio, per il venditore, di evitare il pagamento di un’eventuale commissione di uscita all’istituto di credito (il cosiddetto indennizzo per scadenza anticipata) e, per l’acquirente, di subentrare a tassi e condizioni potenzialmente interessanti o, a seconda degli accordi con la controparte, di beneficiare di un prezzo di vendita ridotto (dell’indennizzo per scadenza anticipata).
Un aspetto importante da verificare è che i tassi e le condizioni in essere siano vantaggiosi per voi oppure se non sia meglio stipulare un nuovo contratto ipotecario a condizioni aggiornate. Chiarite con la banca se l’ipoteca può essere rilevata e quali requisiti dovete soddisfare. Dovreste inoltre avere ben chiaro in mente quali sono i rischi e le responsabilità che vi assumete, dal momento che subentrate in toto negli obblighi contratti con l’ipoteca. Verificate anche se vi siano commissioni da pagare per il subentro.
Rilevare un’ipoteca vale la pena soltanto se i tassi e le condizioni in essere sono vantaggiosi per voi e se la durata residua dell’ipoteca fa al caso vostro. Se i tassi applicati sul mercato sono superiori a quelli dell’ipoteca in corso, come acquirenti fareste bene a rilevare l’ipoteca, dal momento che ne conseguirà un guadagno per voi. Questo valore aggiunto può anche essere utilizzato in sede di trattativa.
Ai figli che volessero rilevare la casa e l’ipoteca dei genitori consigliamo di verificare esattamente le condizioni in corso. La banca deve dare il proprio consenso e possono essere necessari aggiustamenti al tasso d’interesse o alla durata. I figli, inoltre, si assumono in futuro la responsabilità dell’ipoteca e si fanno carico degli eventuali costi supplementari.
Se i genitori vogliono continuare a vivere nell’immobile fino al loro decesso, è meglio optare per un diritto d’abitazione. In questo modo sono liberi da qualunque obbligo e devono soltanto pagare le imposte sul valore locativo proprio. Il pagamento degli interessi ipotecari e le spese accessorie e di manutenzione sono a carico dei figli.
In caso di usufrutto, invece, i genitori continuano a disporre dell’immobile in maniera pressoché illimitata. Possono affittarlo a terzi e tenere per sé i canoni locativi riscossi. Peraltro, devono continuare a pagare imposte, spese accessorie, interessi ipotecari e assicurazione. In caso di usufrutto, però, sono i figli a dover rispondere nei confronti del creditore ipotecario, per cui viene controllata la loro situazione finanziaria. Se i genitori non sono più in grado di pagare gli interessi ipotecari, sono i figli a dover provvedere.